"...una stagione dell'esistenza, un patrimonio collettivo da ripercorrere, un ricordo depositato"


questo è un luogo dove si raccolgono le sensazioni suscitate dai dischi, dalla loro ricerca, al loro possesso, ai ricordi che evocano

non vogliamo parlare dei dischi, ma delle emozioni che ci hanno dato

sabato 26 maggio 2007

GOMEZ

How We Operate (2006)
Le 6.30, il treno parte verso Milano, come ogni mattina da quasi vent’anni.
Nelle orecchie (ah….l’I-Pod che invenzione per noi pendolari,,,) l’ultimo cd dei Gomez.
Guardo fuori: si susseguono le case e le risaie, i campi e le stazioni; chiudo gli occhi e si susseguono le emozioni.
Musica melodica, ma non ruffiana, leggera ma affascinante, pop nel senso migliore del termine.
Rimandi al country americano per questo gruppo inglese che cura gli arrangiamenti come fosse l’opera di un artigiano senza per questo appesantire la musica, anzi.
Immagini agresti e malinconia, colonna sonora ideale per un viaggio sempre uguale a se stesso, come se la musica entrasse dai finestrini e riempisse di gioia la carrozza.
Ed allora se guardo fuori vedo un mondo diverso.
Milano, stazione di Rogoredo, scendo in metrò ed il sogno è finito….a domani.
(Lillo Lydon, 26.05.2007)

domenica 20 maggio 2007

SCREAMING TREES

Buzz Factory (1989, SST)
Ultimo album per la SST.
Ultimo album del decennio.
Il loro ultimo album Hard Rock?
Ricordi di frammenti live dal Bloom, al Rolling Stone, a Villa Arconati (almeno credo); sinceramente non ricordo distintamente.
Il tutto si impasta nella mia memoria così come il loro suono, ma non importa.
Sicuramente Lanegan era aggrappato-immobile al suo microfono al centro del palco mentre i due esili fratelli Conner e Mark Pickerel facevano tremare tutto così come il loro suono.
Le loro canzoni più belle forse sono su Sweet Oblivion (Nearly Lost You, Dollar Bill e Shadow Of The Season).
Ma questo non vuol dire nulla.
(Hoobik, 20.05.2007)

FUGAZI

Red Medicine (1995, Dischord)
Ok, non è Rereater,
ma non è neanche il 1990.
Il gruppo che ha inventato il post-rock; cosa vuol dire non lo sò, ma l'approfondimento tecnico di questo disco è per me ostico, come può essere così tecnico ed allo stesso tempo così immediato?
Tre pezzi su tutti:
Do you like me - fatta di pennate laceranti che pian piano ti invadono
Forensic scene - dalle incredibili melodie
Long distance runner - per chiudere l'album, ma per aprire un nuovo futuro.
(Hoobik, 20.05.2007)

MUDHONEY

Touch Me I'm Sick/Sweet Young Thing Ain't Sweet No More (7" - 1988, SubPop)
Mi sono visto entrare ed uscire da infiniti negozi di dischi, fiere del disco, bancarelle dell'usato, magazzini di dischi forati etc etc.. tutto questo spendendo un capitale, dato che praticavo lo sport più criticato dai miei idoli: il consumismo.
Mi sono visto girarmi e rigirarmi questo disco tra le mani, pregustando ciò che mi aspettava appena arrivato a casa, la promessa che stavolta avrei spaccato tutto saltando sul letto come uno sfigato adolescente qualsiasi.
Mi sono visto precipitarmi a casa.
Mi sono visto estrarre il disco con questi solchi neri rilucenti.
Mi sono visto ipnotizzato dall'etichetta lì nel centro come se quelle scarse note potessero darmi la forza per affrontare questo enorme passo verso l'ignoto.
Mi sono visto mentre metto il disco sul piatto; per un secondo il nulla poi il momento della verità, la puntina nel solco e finalmente......
(Hoobik, 20.05.2007)

sabato 19 maggio 2007

POLLY PAULUSMA

Fingers & Thumbs (2007, One Little Indian)
Quando l’attesa ti consuma e non vedi l’ora che arrivi il momento, ma le ore non passano mai, quasi che il tempo apposta si sia fermato.
Quando finisce un amore e sei certo che non riuscirai a stare senza, e ti domandi il perché sia potuto accadere ma non trovi risposte adatte.
Quando un insuccesso ti fa crollare il mondo addosso, nudo di fronte al giudizio degli altri, anche se in cuor tuo sai di avere la coscienza a posto e di aver fatto quello che dovevi.
Quando una persona cara ti viene a mancare e capisci che la vita di ognuno di noi è appesa ad un sottilissimo filo che un niente può spezzare, finti onnipotenti in questa società di arrivisti e leccaculo.
Quando vedi con i tuoi occhi le ingiustizie ed i soprusi, la fame e la povertà, e ti domandi come possa l’uomo essere così crudele, negare il diritto di vivere con dignità in nome del denaro e del potere.
Quando accendi il televisore e capisci di vivere in una società drogata, costruita sulla menzogna, e tutto è in mano a pochi avvoltoi che si contendono gli ultimi brandelli di un paese allo sfascio.
In ognuno di questi momenti hai bisogno di un aiuto, di credere che non tutto è marcio, che cè una speranza e qualcosa può ancora cambiare.
Hai bisogno di una voce, di questa voce, stupenda, leggera come una piuma ma capace di andare in profondità, di darti gioia ed allegria, di rilassarti ed emozionarti.
E dopo un disco d’esordio completamente acustico ecco l’inserimento delle chitarre elettriche, che si ispirano al Neil Young di “Everybody knows this is nowhere”, come spiegato nelle note al cd.
Un disco da gustare completamente, uno scrigno con 10 perle per chi ama le melodie che toccano il cuore.
E pazienza se non sarà mai un disco di successo o non girerà su Mtv.
Perchè finchè ci sarà qualcuno che canterà così, ci sarà sempre qualcuno che verrà a prenderti in fondo al pozzo e ti porterà via.
(Lillo Lydon, 18.05.2007)

martedì 8 maggio 2007

X

See How We Are (1987, Elektra)
Caro DoktorP,
mi vedo costretto a scrivere la presente a causa del disgusto che provo nello scorrere l'elenco dei dischi: è una vergogna che dopo oltre 80 dischi commentati, nessuno si sia degnato di raccontare qualcosa sugli X!
"Generazionale" è il primo termine che mi viene in mente quando penso al gruppo.
Personalmente mi sento il meno indicato per parlarne, dal momento che ho snobbato il primo album alla sua uscita; e solo 3 anni più tardi, dopo aver visto la scena del camper che gira per le vie di Los Angeles, con l'omonimo brano in sottofondo, ne "Lo Stato Delle Cose", mi sono riavvicinato all'album...io, arrivista... ma questa è un'altra storia.
Non essendo degno quindi, di raccontare l'ascolto di "Los Angeles", pago il mio fìo sull'album meno di pancia del gruppo.
Nel 1987 la musica la si ascoltava su vinile e si trasportava in auto con degli strani nastri, marroni e lunghissimi, tanto che una volta aperti non si riusciva più a riavvolgerli a meno di rinuciare a qualche ora di sonno, chiamati cassette o musicassette.
Bene, la cassetta di questo disco è stata rifatta 3 volte, tanto lo ascoltavo!
Ciò premesso, la seconda considerazione che voglio fare è che non mi è ancora passata la voglia di correre quando ascolto "Surprise Surprise". Carica di energia che non ha raffronti nemmeno con l'ultimonatodiqualsiasicosa in casa Beghelli.
Il mito Exene non ha bisogno di considerazioni particolari, tanto particolare è la voce, quanto le melodie che disegna. Anche lei ha scritto la storia.
I suoni, complici sicuramente il nuovo chitarrista Tony Gilkyson (ex Lone Justice) ed il sempreverde Dave Alvin, sono da antologia del rock.
Mi piace considerarlo come l'album più "maturo" del gruppo, anche se certamente il meno innovativo. Certo, il sorriso di Billy Zoom era un'altra cosa...
Non ho detto molto del disco, lo so, ma mi viene difficile; l'ho amato, mi ha dato tante cose, mi ha accompagnato per diverso tempo, tutto sommato è una parte della mia vita e forse, ne sono geloso.
Adesso ti saluto, DoktorP, felice ed appagato per aver contribuito a colmare una lacuna grave oltre che troppo vistosa.
Ce ne sono altre, lo sappiamo, ma il tempo ci è amico...amico mio.
(NelloBaffetti 8/5/2007)

lunedì 7 maggio 2007

VAN MORRISON

Astral Week (1968, Warner)
Ci sono dischi che bisogna ascoltare con gli occhi chiusi, in completo isolamento, nel silenzio totale, per poter essere una cosa sola con la musica, viverla non solo emozionalmente ma quasi fisicamente, lasciarsi trasportare dal mare delle emozioni, naufraghi senza una meta aggrappati a ciò che la musica ci può offrire: l’anima.
Questo è uno di quei dischi, incredibile per la tensione emotiva che sprigiona, in cui le canzoni si susseguono come fossero una sola canzone, unendo ad una strumentazione tradizionale l’uso dell’orchestra, con violini e flauti che accompagnano la voce di Van Morrison nei territori del folk, del jazz, del blues,della musica celtica a cantare il tormento interiore.
Vale per tutti la magnifica “Ballerina”, 7 minuti di estasi musicale in cui, quasi posseduto dal demonio della musica, in un crescendo rossiniano regala gioia e malinconia, amore e dolore.
E risulta difficile scrivere delle emozioni che ti regala questo disco, trovare le parole senza essere banale, mettere sotto gli occhi di tutti ciò che rappresenta per te, ciò che ogni ascolto evoca e provoca.
Allora provate anche voi: chiudetevi nella vostra stanza e ascoltate questo disco ad occhi chiusi…alla fine non sarete più gli stessi.
(Lillo Lydon– 07.05.2007)

venerdì 4 maggio 2007

WALKABOUTS

Satisfied Mind (1993, SubPop German)
Mattinata piovosa ed inutile; una di quelle che non lasciano molto spazio alle aspettative per il resto della giornata...
Chi vuole approfittare dello spleen che si profila all'orizzonte si faccia avanti.
Forse le ombre della notte hanno varcato il confine del buio e si sono propagate sotto la luce, debole ed incerta, di un cielo carico di nuvole gonfie e grigie.
Una gretsch lancia un assolo, un lamento, una nenia sommessa...mi faccio avanti.
Alzo un po' il volume e metto in loop il pezzo che sto ascoltando.
Questo è uno dei tanti album che la polvere del tempo ha tentato di farmi dimenticare.
Dimentichiamo cose, momenti, persone, per far spazio a vissuti recenti che a volte non ci appartengono neppure molto; ma è consolante pensare che anche questi, lentamente, cederanno il passo ad altri, e c'è sempre speranza in qualcosa di meglio in arrivo... da lontano.
Un po' di calore arriva dalla musica che pervade l'ambiente, un po' ce lo metto io con i miei ricordi, un po' arriva dal pensiero che mai nulla viene dimenticato veramente.
E così pensi che un ricordo è bello soprattutto quando è condiviso, proprio come le canzoni; non ha molto senso che siano cantate da una sola voce, la loro vera emotività si scatena quando vengono eseguite da altri.
"Satisfied Mind" è un album di cover. ...E sì, suonato e cantato da chi le canzoni non le ha composte, ma le "sente" e le comunica.
L'ascolto di questo disco ha "sospeso" il tempo: non so se è ancora mattina, non so se posso andare, non so se devo crescere, ancora una volta.
E visto che non so, non voglio sapere: lo ascolto di nuovo.
Chi vuole approfittare...si faccia avanti!
Dimenticavo, il brano che ho messo in loop è "Feel Like Going Home".
(Nello Baffetti, 04.05.2007)