
V A F F A N C U L O.
Esatto,
V-A-F-F-A-N-C-U-L-O.
Scusate il recente presenzialismo, ma ho avuto un moto di stizza e rabbia talmente immediato e virulento quando ho visto in negozio questo cd che ho sentito di doverlo dire a qualcuno, e la vostra - la nostra - è sicuramente la platea più adatta che conosca allo scopo.
Sia chiaro, niente di nuovo sotto il sole: i dischi postumi sono una pessima consuetudine dell'industria discografica, rare volte hanno fatto conoscere qualche gemma musicale che l'artista scomparso avrebbe forse deciso di pubblicare (ma che forse non avrebbe mai fatto uscire in uno stato appena abbozzato...), e molto più spesso sono state schifose speculazioni per far fruttare quattrini da un nome che ormai dalla sua nuova residenza non potrà più porre alcun veto.
Tutto già detto e risaputo.
Però far l'abitudine alla puzza di marcio è lasciare la porta di casa aperta così che qualsiasi monnezzaro (scusate lo slang delle origini) si senta in diritto di scaricarci dentro anche le sue porcherie, è queto che vi invito a non permettere che si faccia.Jeff Buckley con un pugno di canzoni è diventato leggenda per le sue incredibili qualità vocali e di interprete, e per le sue canzoni che in certi casi a mio parere toccano quei vertici di perfezione assoluta cui pochi altri sono riusciti ad arrivare nella musica, prescindendo dai generi.
In DoktorP chi vuole trova appassionate scrittura e analisi su lui e le sue opere da cui ne emerge la grandezza, riconosciuta indistintamente da tutti, la sua capacità propria degli eletti di stordire l'ascoltatore di emozioni fortissime.
L'uscita dell'ennesima raccolta che si permette(!!!!!!) di fare una selezione dei brani di "Grace", che ci ficca dentro un paio di inediti (n.b.: che escono uno qui uno là, NON TUTTI INSIEME come ci si aspetterebbe se l'esigenza fosse quella di "...non tenere chiuse nel cassetto queste meraviglie, Jeff avrebbe voluto così..." ) giusto per agganciare qualche nuovo ascoltatore sfruttando l'esposizione pubblicitaria che si dà al "nuovo", è un'operazione vomitevole.
Chi non conosce Buckley ne ascolti i pochi album ufficiali, e resista alla tentazione degli inediti; personalmente, anche se così facendo mi perdessi la sua canzone più bella, sarò una briciola più contento di me stesso: chi l'ha detto che un sorriso, un attimo di felicità non si possa raggiungere anche con una rinuncia?...
(LaRoma, 10/6/2007)
Esatto,
V-A-F-F-A-N-C-U-L-O.
Scusate il recente presenzialismo, ma ho avuto un moto di stizza e rabbia talmente immediato e virulento quando ho visto in negozio questo cd che ho sentito di doverlo dire a qualcuno, e la vostra - la nostra - è sicuramente la platea più adatta che conosca allo scopo.
Sia chiaro, niente di nuovo sotto il sole: i dischi postumi sono una pessima consuetudine dell'industria discografica, rare volte hanno fatto conoscere qualche gemma musicale che l'artista scomparso avrebbe forse deciso di pubblicare (ma che forse non avrebbe mai fatto uscire in uno stato appena abbozzato...), e molto più spesso sono state schifose speculazioni per far fruttare quattrini da un nome che ormai dalla sua nuova residenza non potrà più porre alcun veto.
Tutto già detto e risaputo.
Però far l'abitudine alla puzza di marcio è lasciare la porta di casa aperta così che qualsiasi monnezzaro (scusate lo slang delle origini) si senta in diritto di scaricarci dentro anche le sue porcherie, è queto che vi invito a non permettere che si faccia.Jeff Buckley con un pugno di canzoni è diventato leggenda per le sue incredibili qualità vocali e di interprete, e per le sue canzoni che in certi casi a mio parere toccano quei vertici di perfezione assoluta cui pochi altri sono riusciti ad arrivare nella musica, prescindendo dai generi.
In DoktorP chi vuole trova appassionate scrittura e analisi su lui e le sue opere da cui ne emerge la grandezza, riconosciuta indistintamente da tutti, la sua capacità propria degli eletti di stordire l'ascoltatore di emozioni fortissime.
L'uscita dell'ennesima raccolta che si permette(!!!!!!) di fare una selezione dei brani di "Grace", che ci ficca dentro un paio di inediti (n.b.: che escono uno qui uno là, NON TUTTI INSIEME come ci si aspetterebbe se l'esigenza fosse quella di "...non tenere chiuse nel cassetto queste meraviglie, Jeff avrebbe voluto così..." ) giusto per agganciare qualche nuovo ascoltatore sfruttando l'esposizione pubblicitaria che si dà al "nuovo", è un'operazione vomitevole.
Chi non conosce Buckley ne ascolti i pochi album ufficiali, e resista alla tentazione degli inediti; personalmente, anche se così facendo mi perdessi la sua canzone più bella, sarò una briciola più contento di me stesso: chi l'ha detto che un sorriso, un attimo di felicità non si possa raggiungere anche con una rinuncia?...
(LaRoma, 10/6/2007)
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