"...una stagione dell'esistenza, un patrimonio collettivo da ripercorrere, un ricordo depositato"


questo è un luogo dove si raccolgono le sensazioni suscitate dai dischi, dalla loro ricerca, al loro possesso, ai ricordi che evocano

non vogliamo parlare dei dischi, ma delle emozioni che ci hanno dato

giovedì 28 giugno 2007

SLEEPY JACKSON

Personality: One Was A Spider One Was A Bird (2006)
Mi sembra di vederlo… il pasticciere, col suo camice bianco.. immacolato… che lavora la sua torta nuziale con rara maestria… “Personality” è una di quelle enormi torte a piani… è bianca, piena di fregi, merletti,fiori di marzapane…
Luke Steel lavora la glassa delle melodie come pochi…la stende col suo coltello bagnato nell’ego smisurato che lo contraddistingue… basti pensare al doppio che c’è in copertina!!
Ci appaga, ci fa scoccare il palato…a volte un po’ nauseabondo, anche per i più golosi…ma un esteta non può che apprezzare la pulizia, la perfezione, seppure al limite del barocco.
Quando ho sentito i ritocchi argentati, i coretti…non ho potuto non pensare a quanto possa essere godurioso lavorare ad una simile delizia, di quelle che pagano tutti i sensi.
Niente di rustico, di improvvisato, nessuna sbavatura: questa è alta pasticceria!
Luke volteggia attorno alla sua creazione…un megalomane del gusto, un fanatico della forma, dell’apparire.
“How was I supposed to know” chiude…è il momento finale, il pasticciere ripone la frusta, i coltelli, le spatole…pulisce il suo banco d’acciaio, sorride a se stesso, immaginandoci sfiniti di piacere e già pronto per la prossima lezione di stile.
(Cince, 24.06.2007)

martedì 19 giugno 2007

BEN HARPER

Welcome To The Cruel World (1994, Virgin)
Stop: l'ultima traccia è passata ed insieme si è chiusa quella linea di contatto con la propria anima fatta di emozioni e sentimenti, incredibile che delle semplici note abbinate a parole ti possano accompagnare in un viaggio introspettivo.
Ma la musica, come tutto del resto, ha una fine e quando questa ti travolge eccoti qua proiettato nella realtà con qualcuno che ti sussurra Welcome To The Cruel World.
Questo disco è un'anticamera alla realtà e quello che trovo strepitoso è l'energia che ti trasmette per poter affrontare il Cruel World che ci circonda.
Muttley(Muttley, 18.06.2007)

mercoledì 13 giugno 2007

THE SMITHS

The Queen Is Dead (1986)
Non voglio ripetere cose già dette e ridette né tantomeno entrare nel merito di discorsi tecnici su questo disco (i testi blabla, morrissey bla, la chitarra di marr blabla) non aggiungerei nulla di nuovo e non ho neanche le competenze per farlo …ma voglio solo fare la mia piccola parte.
Tutti i giorni prendiamo e lasciamo qualcosa, anche dalle più insignificanti situazioni, siamo il frutto dell’interazione del nostro Dna con l’ambiente esterno, la nostra coscienza cambia ogni centesimo di secondo e non è mai come prima per quanto ciò sia spesso inavvertibile a noi stessi…ma capita ogni tanto che qualcosa sconquassa, plasma e allora riesci ad apprezzare la tua anima che si contorce, che urla che non riconosce più il tuo essere come è stato fino a quel momento e ti senti nuovo, magari inadeguato, ma splendidamente rinnovato, come trovare al buio un piccolo interruttore, lo premi ed ecco comparire la stanza dei bottoni.
Può un disco fare tanto?
Forse si.
(Tetokawa 13.06.2007)

martedì 12 giugno 2007

domenica 10 giugno 2007

JEFF BUCKLEY

So Real - Songs from Jeff Buckley (2007)
V A F F A N C U L O.
Esatto,
V-A-F-F-A-N-C-U-L-O.
Scusate il recente presenzialismo, ma ho avuto un moto di stizza e rabbia talmente immediato e virulento quando ho visto in negozio questo cd che ho sentito di doverlo dire a qualcuno, e la vostra - la nostra - è sicuramente la platea più adatta che conosca allo scopo.
Sia chiaro, niente di nuovo sotto il sole: i dischi postumi sono una pessima consuetudine dell'industria discografica, rare volte hanno fatto conoscere qualche gemma musicale che l'artista scomparso avrebbe forse deciso di pubblicare (ma che forse non avrebbe mai fatto uscire in uno stato appena abbozzato...), e molto più spesso sono state schifose speculazioni per far fruttare quattrini da un nome che ormai dalla sua nuova residenza non potrà più porre alcun veto.
Tutto già detto e risaputo.
Però far l'abitudine alla puzza di marcio è lasciare la porta di casa aperta così che qualsiasi monnezzaro (scusate lo slang delle origini) si senta in diritto di scaricarci dentro anche le sue porcherie, è queto che vi invito a non permettere che si faccia.Jeff Buckley con un pugno di canzoni è diventato leggenda per le sue incredibili qualità vocali e di interprete, e per le sue canzoni che in certi casi a mio parere toccano quei vertici di perfezione assoluta cui pochi altri sono riusciti ad arrivare nella musica, prescindendo dai generi.
In DoktorP chi vuole trova appassionate scrittura e analisi su lui e le sue opere da cui ne emerge la grandezza, riconosciuta indistintamente da tutti, la sua capacità propria degli eletti di stordire l'ascoltatore di emozioni fortissime.
L'uscita dell'ennesima raccolta che si permette(!!!!!!) di fare una selezione dei brani di "Grace", che ci ficca dentro un paio di inediti (n.b.: che escono uno qui uno là, NON TUTTI INSIEME come ci si aspetterebbe se l'esigenza fosse quella di "...non tenere chiuse nel cassetto queste meraviglie, Jeff avrebbe voluto così..." ) giusto per agganciare qualche nuovo ascoltatore sfruttando l'esposizione pubblicitaria che si dà al "nuovo", è un'operazione vomitevole.
Chi non conosce Buckley ne ascolti i pochi album ufficiali, e resista alla tentazione degli inediti; personalmente, anche se così facendo mi perdessi la sua canzone più bella, sarò una briciola più contento di me stesso: chi l'ha detto che un sorriso, un attimo di felicità non si possa raggiungere anche con una rinuncia?...
(LaRoma, 10/6/2007)

mercoledì 6 giugno 2007

AREA

Arbeit Macht Frei (1973, Cramps)
Bene, facciamolo. Volevi sensazioni, pelle che scotta, ulcerazioni? Le mie arrivano.
Torno da lavoro alienante, nessuno con cui rapportarmi lungo ugual lunghezza d'onda, viaggiare in macchina musica a balla per sentirmi vivo e migliore del giorno che andrò ad affrontare, sgolandomi sul mio pentagramma che forse (speranze dure a crepare) nessuno si inietterà mai, ma che è la mia vera carta d'identità: chissà se qualcuno ci avrà mai pensato, la "verità" disponibile in sensazioni marchiate dentro e insieme esposte al pubblico, e non racchiusa in dati anagrafici che appiattiscono, negano un ruolo all'empatia, all'improvvisazione, allo sforzo interpretativo e conoscitivo dell'altro di fronte a noi.
Ok. Sto viaggiando contro me stesso "in aiuto" chimicalcoolico, resistere resistere resistere, l'aderenza alla "realtà" si alleggerisce, lascia interstizi dove la serpe mentale del ragionamento critico striscia, sguscia, si insinua.
Per assecondare il viaggio come sempre c'è musica, ma non la sto ascoltando: sono IMMEDESIMATO.
AREA. "Arbeit macht frei", 1973 (!, un punto perchè potrei metterne altri cento, e cosa cambierebbe?).
ENERGIA, creatività, fantasia, dinamismo, ritmo le prime parole.
E poi quelle più scontate sui virtuosismi - secondo alcuni un pò fini a sè stessi, a me non pare - di Stratos/Tofani/Fariselli/Capiozzo/Djivas poi Tavolazzi, e compagnia collaborante.
Serbo di questo momento di verità della mia vita (reso tale anche e non secondariamente dalla scoperta di questo album, e dal seguente "Crac", soprattutto; ma anche da episodi successivi forse nell'insieme meno fulgidi) alcune istantanee DoktorP-collegate: la figura ferroviaria mattutina di Lillo L., il fratello maggiore che divulga e ne sa sempre più di te, a cui hai timore reverenziale di rivolgerti. Stima e gratitudine, senza piaggeria.
Calone per il confronto dissuasivo sulle sostanze e l'aiuto bonario. Dimenticavo: e per l'entusiasmo malcelato e "muffato" dovuto ad ascolti precolombiani di pezzi cui io colpevolmente arrivo solo ora, e che lui sconsiglia per i deboli di pelo e per chi si può illudere "tout court".
Vincenzo, il mio nuovo tatuatore, scelta di un dolore ragionato e finalmente condivisibile.
Elena, un cuore.
Per favore, ascolti chi già non l'ha fatto "Consapevolezza", "Arbeit macht frei", "Luglio, agosto, Settembre (Nero)", e il resto... e poi cercatevi "Gioia e rivoluzione", "Giro, giro tondo", "La mela di Odessa", "L'elefante bianco", e...se scoprite di averne con questa fantasmagoria musicale, lasciate fare alla vostra sintonia interiore.
Io ho scoperto un hammam, è la mia dissolvenza attuale.
Saluti.
(Deliri (?) della Roma).
(LaRoma 6/6/2007)

domenica 3 giugno 2007

Wild Billy Childish and the Musicians of the British Empire

Punk rock at the British Legion Hall (2007, Damaged Records / Goodfellas)
Non so dirvi se questo sia un disco di gran valore assoluto o meno.
Di certo mi ha fatto accendere quella lampadina, drizzare quelle antenne che con la musica che ormai si sente nei luoghi pubblici in Italia restano spesso ripiegate, e così sono costrette a ricorrere a ricordi del passato per trovare quell'entusiasmo che la musica al pari di altre forme d'arte, quando viene da talento e urgenza comunicativa anzichè da pianificazione e clichè modaioli, sa generare...almeno in chi la sente vivere e ne vive.
Sono in pausa pranzo in un "centro multimediale" milanese, reparto cd, vedo tra le novità questa copertina intrigante, provo ad ascoltarlo...pezzo d'apertura, assolutamente coinvolgente, e il bello è che l'effetto è ottenuto con i soliti vecchi 4 accordi di pop-punk all'inglese, un suono sporco, basso chitarra e batteria che formula più scontata non si potrebbe, eppure... tiene a' cazzimma!!!
Proseguo e l'entusiasmo resta immutato, adoro la traccia 4, il blues della 5 alla Jon Spencer o giù di lì, i suoni talvolta da garage band, talvolta proto punk, e arrivo alla fine senza stanchezza. chiedo a Hoobik con un sms se ne ha mai sentito parlare e mi dice di esserne entusiasta, che Billy Childish è sulla breccia da una vita e non ha mai sbagliato un disco per quanto gli consta...
Ok, acquisto, piazzo nel lettore in auto e...a distanza di parecchi ascolti resiste imperterrito!!! Per me, se amte suoni sixties e il resto che ho già detto, caldamente consigliato, specie di questi tempi.
Grande Billy!
(LaRoma, 3.06.2007)

sabato 26 maggio 2007

GOMEZ

How We Operate (2006)
Le 6.30, il treno parte verso Milano, come ogni mattina da quasi vent’anni.
Nelle orecchie (ah….l’I-Pod che invenzione per noi pendolari,,,) l’ultimo cd dei Gomez.
Guardo fuori: si susseguono le case e le risaie, i campi e le stazioni; chiudo gli occhi e si susseguono le emozioni.
Musica melodica, ma non ruffiana, leggera ma affascinante, pop nel senso migliore del termine.
Rimandi al country americano per questo gruppo inglese che cura gli arrangiamenti come fosse l’opera di un artigiano senza per questo appesantire la musica, anzi.
Immagini agresti e malinconia, colonna sonora ideale per un viaggio sempre uguale a se stesso, come se la musica entrasse dai finestrini e riempisse di gioia la carrozza.
Ed allora se guardo fuori vedo un mondo diverso.
Milano, stazione di Rogoredo, scendo in metrò ed il sogno è finito….a domani.
(Lillo Lydon, 26.05.2007)

domenica 20 maggio 2007

SCREAMING TREES

Buzz Factory (1989, SST)
Ultimo album per la SST.
Ultimo album del decennio.
Il loro ultimo album Hard Rock?
Ricordi di frammenti live dal Bloom, al Rolling Stone, a Villa Arconati (almeno credo); sinceramente non ricordo distintamente.
Il tutto si impasta nella mia memoria così come il loro suono, ma non importa.
Sicuramente Lanegan era aggrappato-immobile al suo microfono al centro del palco mentre i due esili fratelli Conner e Mark Pickerel facevano tremare tutto così come il loro suono.
Le loro canzoni più belle forse sono su Sweet Oblivion (Nearly Lost You, Dollar Bill e Shadow Of The Season).
Ma questo non vuol dire nulla.
(Hoobik, 20.05.2007)

FUGAZI

Red Medicine (1995, Dischord)
Ok, non è Rereater,
ma non è neanche il 1990.
Il gruppo che ha inventato il post-rock; cosa vuol dire non lo sò, ma l'approfondimento tecnico di questo disco è per me ostico, come può essere così tecnico ed allo stesso tempo così immediato?
Tre pezzi su tutti:
Do you like me - fatta di pennate laceranti che pian piano ti invadono
Forensic scene - dalle incredibili melodie
Long distance runner - per chiudere l'album, ma per aprire un nuovo futuro.
(Hoobik, 20.05.2007)