"...una stagione dell'esistenza, un patrimonio collettivo da ripercorrere, un ricordo depositato"


questo è un luogo dove si raccolgono le sensazioni suscitate dai dischi, dalla loro ricerca, al loro possesso, ai ricordi che evocano

non vogliamo parlare dei dischi, ma delle emozioni che ci hanno dato

lunedì 9 aprile 2007

GUN CLUB

Fire Of Love (1981, Ruby Record)
Un canto che esce dall’anima, un canto maledetto, l’America del sud, il Kkk, il voodoo, bourbon e chitarra.
Qui non è come “Il colore viola”, qui finirà male, ma in questo disco c’è tutto il blues suonato e filtrato dall’esperienza punk e new wave.
E’ il periodo degli X, Wall of Voodoo, Cramps, si torna alle radici della musica americana per rileggerla in chiave moderna senza per questo dimenticare il passato.Una highway senza fine, una bottiglia di Jack Daniels, un motel lungo la strada, una puttana triste nel letto, mal di testa, male al cuore, male all’anima; solo la musica può lenire le ferite. E allora salgo sul black train e vado all’inferno.Come dicono i grandi musicisti neri :”il blues si regge su 3 accordi, chiunque li può suonare, ma se non ci metti l’anima, il cuore, la passione, non è niente. Quello fa la differenza.”.
Ogni volta che ascolto questo disco, avverto un senso di disagio, quasi imbarazzo per essere seduto tranquillo sulla mia poltrona ad ascoltare chi ha fatto della vera musica una ragione di vita e mi urla in faccia la sua disperazione.
Jeffrey Lee Pierce amava il blues più della sua stessa vita, finita presto per i troppi abusi.
Jeffrey Lee Pierce era bianco.
Jeffrey Lee Pierce suonava musica che veniva dall’anima.
(Lillo Lydon, 9.4.2007)

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