
Ho 14, 15 anni...sono in costruzione. Una certezza: rock. Sarò diverso dalla massa, vi incuriosirò, sarò per forza interessante...Con quattro lire ogni settimana compro Ciao 2001, le foto mi lasciano a bocca aperta: colori pazzeschi, storie assurde e mirabolanti, abbigliamenti mai visti, i morti, la droga: la vita vera. E' l'imprinting: voglio questo mondo anche se non so come trovarlo, niente banche o assicurazioni, è deciso. I primi jeans stinti, un oltraggio...mi calo nella parte, capelli lunghi, camicia rigorosamente e studiatamente fuori dai calzoni e via con i suoni e l'iconografia più truce che trovo su piazza, vada per il metal e il punk, altro che Baglioni e cuccuruccuccù palome per limonare...duro e puro, Zeppelin, Sabbath, Pistols!! Cerco di fare proselitismo, una missione, sembra inutile...fa nulla, non tornerò indietro. Però per svoltare manca ancora qualcosa: ho la teoria, ma mi manca il battesimo del fuoco...Natale 1980 o '81. In una anonima pagina destra del Ciao (che ho stampata in mente come fosse ora) i concerti, in mezzo il trafiletto che folgora: AC/DC a Zurigo. Un martello nella testa, lo ripeto sillabato mille volte, il resto non c'è più: dovrà essere il mio regalo, prometto illusorie obbedienze eterne e voti a scuola mai sfiorati, vale tutto, DEVO andare. Funziona. Corriera SGEA fino a Milano e pullmann di "veri" rocker adulti in trasferta Svizzera, ho un pò paura, fingo ovviamente disinvoltura...tutti giù, Hallenstadion, gli svizzeri non sono per nulla i valligiani della tele, sembra lo zoo di Berlino, vedo di tutto, birre che volano, cariche della polizia, gente che si fa in vena a un metro, paura vera, devo stare calmo anche se sono pronto al peggio...mi ritrovo non so come sulle gradinate a sinistra del palco, attacca "Whole lotta Rosie", c'è solo musica, pesto, grido, voglio far casino almeno quanto gli altri, non mi riconosco, ma di attimo in attimo mi conosco...Due, tre ore così, le orecchie che per la prima volta fischiano alla fine e ancora non so che passerà. A casa la prima volta al mattino, senza voce, un ebete, immensamente più grande. Non ho più paura di Cece che mi ha fatto la matricola. Ora vi guardo tutti negli occhi, senza abbassarli.
(La Roma)
(La Roma)
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