
Cronaca semiseria di un evento….
L’anno liceale è appena finito ed io, Pasto e Della decidiamo di farci un regalo: il concerto a Bologna dei Bauhaus. Si parte in treno muniti di tenda ed all’arrivo a Bologna dopo un girovagare tra bus e sotto un sole cocente troviamo una sottospecie di campeggio. Altro che Riccione, cemento e caldo bestiale, ma chi se ne fotte, we are punk!.Alla sera si va al concerto e la “fauna” è di quella giusta: punk con la cresta colorata, ragazze dark con il piercing ovunque e noi 3, come direbbe Nino D’Angelo nù jeans e nà maglietta. Inizia un gruppo barese di cui non ricordo il nome e nemmeno la musica, e prosegue tale Peter Gordon, forse parente con Flash, sperimentatore jazz che con l’ambiente c’entra come Vasco Rossi con la lirica, ed in breve diviene il bersaglio di ogni oggetto lanciabile.Ma ecco che si spengono le luci ed in un’atmosfera elettrica salgono sul palco i Bauhaus. Peter Murphy in pelle (poca) e ossa (tante) è una presenza inquietante anche se un po’ costruita e “Bela Lugosi’s dead” lo rende ancora più spettrale. La base del concerto è il loro album “In the flat field”, ma il pubblico, copiando una moda inglese oramai sorpassata (si sa che noi arriviamo sempre dopo…) risponde agli atteggiamenti provocatori del cantante con un lancio di bottiglie e sputi che innervosiscono il buon Peter. E dopo un paio di ammonimenti il fattaccio: dal back stage del palco parte, novello Superman, Red Ronnie, non ancora dedito a “Una rotonda sul mare” o “Roxy bar”, e tira un calcione in faccia ad un ragazzo della prima fila (Philopat, che citerà l’episodio nel suo libro….) e succede il finimondo.Il concerto finisce in un’atmosfera di nervosismo crescente ed anche il dopo concerto sarà movimentato.Peccato, eravamo partiti pieni di entusiasmo ed effettivamente il concerto è stato una delusione, i Bauhaus erano il classico gruppo in cui la presenza scenica del front man era ben più importante della musica e si sa sul palco non si può bleffare, ma ci siamo divertiti con il fuori programma neanche fossimo a Manchester in curva ed alla fine le birre hanno sistemato tutto.We are punk!!!
(Lillo Lydon)
L’anno liceale è appena finito ed io, Pasto e Della decidiamo di farci un regalo: il concerto a Bologna dei Bauhaus. Si parte in treno muniti di tenda ed all’arrivo a Bologna dopo un girovagare tra bus e sotto un sole cocente troviamo una sottospecie di campeggio. Altro che Riccione, cemento e caldo bestiale, ma chi se ne fotte, we are punk!.Alla sera si va al concerto e la “fauna” è di quella giusta: punk con la cresta colorata, ragazze dark con il piercing ovunque e noi 3, come direbbe Nino D’Angelo nù jeans e nà maglietta. Inizia un gruppo barese di cui non ricordo il nome e nemmeno la musica, e prosegue tale Peter Gordon, forse parente con Flash, sperimentatore jazz che con l’ambiente c’entra come Vasco Rossi con la lirica, ed in breve diviene il bersaglio di ogni oggetto lanciabile.Ma ecco che si spengono le luci ed in un’atmosfera elettrica salgono sul palco i Bauhaus. Peter Murphy in pelle (poca) e ossa (tante) è una presenza inquietante anche se un po’ costruita e “Bela Lugosi’s dead” lo rende ancora più spettrale. La base del concerto è il loro album “In the flat field”, ma il pubblico, copiando una moda inglese oramai sorpassata (si sa che noi arriviamo sempre dopo…) risponde agli atteggiamenti provocatori del cantante con un lancio di bottiglie e sputi che innervosiscono il buon Peter. E dopo un paio di ammonimenti il fattaccio: dal back stage del palco parte, novello Superman, Red Ronnie, non ancora dedito a “Una rotonda sul mare” o “Roxy bar”, e tira un calcione in faccia ad un ragazzo della prima fila (Philopat, che citerà l’episodio nel suo libro….) e succede il finimondo.Il concerto finisce in un’atmosfera di nervosismo crescente ed anche il dopo concerto sarà movimentato.Peccato, eravamo partiti pieni di entusiasmo ed effettivamente il concerto è stato una delusione, i Bauhaus erano il classico gruppo in cui la presenza scenica del front man era ben più importante della musica e si sa sul palco non si può bleffare, ma ci siamo divertiti con il fuori programma neanche fossimo a Manchester in curva ed alla fine le birre hanno sistemato tutto.We are punk!!!
(Lillo Lydon)
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