"...una stagione dell'esistenza, un patrimonio collettivo da ripercorrere, un ricordo depositato"


questo è un luogo dove si raccolgono le sensazioni suscitate dai dischi, dalla loro ricerca, al loro possesso, ai ricordi che evocano

non vogliamo parlare dei dischi, ma delle emozioni che ci hanno dato

mercoledì 24 gennaio 2007

CONCERTI: Nick Cave

Nick Cave - Mantova, Arena, 1999
Ricordo un anfiteatro, Mantova centro, Settembre '99, la sera fresca di profumi, l'ideale. Suonerà Nick Cave, stavolta non con i Bad Seeds ma in formazione semiacustica: immancabile. Serata di magìa non replicabile, inutile cercarne la ricetta, il cuoco è stato baciato dal divino e buon per chi ha potuto assaggiare. Compagnia folta, tutti con speranze quasi irragionevoli di assistere a un evento speciale: forse ci autosuggestioniamo, forse è un presagio, ma si annusa quasi un'aura di perfezione.
Le tappe di avvicinamento sono le solite, bar-birre-chiacchiera, ma l'eccitazione è più misurata, intima del solito, più profonda. Io ho deciso che mi piazzerò vicino al Della, sento strana comunione con lui.
E così va.
Non commentiamo neanche lo sgranarsi dei pezzi tale è il miracolo nell'atmosfera, per rispetto non la si può sporcare: quella musica è una suggestione intoccabile, incastonata in quel luogo e in quel lasso di tempo come l'unica possibile lì allora. Ad ogni brano eseguito guardo gli altri, qualche commento, qualche iperbole da "branco", qualcosa di tecnico; ma il volto di Walter-Della è di più. Uno specchio. Mi rimanda il sorriso di chi ha colto in quell'insieme una poesia irripetibile. Forse ci diciamo qualcosa, ma non è a parole che omunichiamo. Fino al momento che mi fa trasalire.
Cave sta regalando pezzi dal repertorio più vecchio fino a "Murder Ballads", che arrangiati così sono uno più struggente dell'altro, conquista più che attenzione devozione per come sa calamitare perfino il respiro del pubblico, e di colpo decide di afferrarmi per il collo ancora di più, con una versione piano e voce di "Papa won't leave you Henry" che - per me, ma forse non solo - è un grumo, un torrente emozionale.
Ho perso mio padre da meno di due anni, e comincio a sentire male alle tonsille, la gola mi si chiude insieme allo stomaco, sento gli occhi gonfiarsi come palloni, come per scoppiare, cerco disperatamente di cantare, di fare uscire la voce per dare una via di fuga a questa slavina che mi sta travolgendo...ma dalla cruna d'ago che è ora la mia gola esce solo un alito muto, un singhiozzo, faticoso, interrotto.
Walter è lì. Forse è casualità, forse "sente" che sta succedendo qualcosa, e fa una cosa in apparenza semplice e geniale come certe intuizioni dei fuoriclasse - o delle donne. Mi appoggia una mano sulla spalla e, porgendomi una sigaretta, si mette a cantare "Papa won't leave you Henry, papa won't leave you boy...".
Straordinario? Sì. Straordinario.
Walter sa che non fumo; e che mio padre se n'è andato per questo.
Mi sta offrendo la possibilità di parlarci per la durata e per tramite di quelle poche boccate di nicotina. L'imbrunire ora è un incendio di colori, Cave è una furia dolorosa e straziata che tocca il midollo dei presenti con un canto appassionato eppure di grande tenerezza...sento che sta suonando per me.
A quelle carezze mi sciolgo, inspiro lentamente una miscela di tabacco e aria di tramonto, uno, due, tre tiri...riesco a riassestare lo sguardo, a capire serenamente che c'è un corso della vita che va seguito e accettato: questo mi sta dicendo mio padre, questo è negli occhi di Walter.
Il pezzo finisce, sento gli applausi...lontani...per qualche attimo contemplo lo scenario da lassù, dalla mia casa sull'albero. Anche la sigaretta intanto è finita. Mi sta bruciando in mano anche il filtro. Non vorrei spegnerlo più, ma pur se a fatica so, lo so che lo devo schiacciare. E lo faccio: però adesso in quel gesto non c'è tristezza. Da quel momento mi spoglio definitivamente del corpo lasciando che Cave e il suo gruppo finiscano di scolpire con i loro suoni la parte intangibile e ora esposta di me.
Un violino elettrico si incarica di rapirmi.
Non pagate il riscatto, nessuno paghi il riscatto. Nessuno paga il riscatto.
(La Roma)

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