"...una stagione dell'esistenza, un patrimonio collettivo da ripercorrere, un ricordo depositato"


questo è un luogo dove si raccolgono le sensazioni suscitate dai dischi, dalla loro ricerca, al loro possesso, ai ricordi che evocano

non vogliamo parlare dei dischi, ma delle emozioni che ci hanno dato

sabato 30 dicembre 2006

STROKES

ROOM ON FIRE (2003, RCA)
13-12-2003
Mattina.
Casa - ascolto per la prima volta il secondo disco dei newyorkesi The Strokes. La mia attenzione non è altissima, sono prevenuto dall'esperienza dell'anonimo concerto tenuto pochi mesi prima.
Mezzogiorno
Casa dei miei - Apollo non c'è più.
Sera
Campo vicino al ruscello - seppellisco Apollo.

Non ho più ascoltato quel disco.
CIAO AMICO MIO

(Hobbik)

SONICS

THE SONICS BOOM (ETIQUETTE1965)
VORREI AVER AVUTO 20 ANNI NEGLI ANNI 60 PER SCOPRIRLI
VORREI AVERE 20 ANNI OGGI PER RISCOPRIRLI
VORREI AVER AVUTO 20 ANNI NEGLI ANNI 80 PER......::.

SE HAI IL R'N'R NEL SANGUE NON HAI ALTRO POSTO DOVE CERCARE,
LA VOCE DEL CANTANTE CHITTARRISTA GERRY ROSLIE E' CARTA VETRATA DENTRO LO STOMACO.
PRIMITIVI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
IERI ERA OGGI,OGGI E' GIA' DOMANI.
(Hobbik)

BEASTS OF BOURBON

From the belly of the beasts
Live 91/92 and shit we didn't put out the first time
(1993 RedEye/Polydor)
Mi hanno detto: non essere descrittivo, fai qualche cosa di pancia!
Prima mi sono chiesto se dovevo andare in bagno.(visto? non ho scritto cagare, scorreggiare, merda, etc.)(per fortuna non c'è censura)
Poi mi sono venuti in mente loro, con un titolo del genere di certo non si può sbagliare, dice già tutto.
Si dice che Robert Johnson avesse fatto un patto con il diavolo, mi chiedo con chi possano averlo fatto Perkins e soci.
Mi facevano sentire da dio; l' accoppiata Tex Perkins voce e Kim Salmon chittarra era per me oltre ogni altra coppia passata o futura e
non solo del rock.
Il concerto al Bloom fu fantastico, aveva il pregio di essere contemporaneo a qualsiasi momento storico del rock;
non credo di poter dire altro, sarebbero solo parole superflue e ripetitive come le precedenti,
Mi dispiace per chi non c'era!

P.S.
Io odio i "dischi" dal vivo
(Hobbik)

venerdì 29 dicembre 2006

CONCERTI: Cramps

The Cramps al Rolling Stones (Milano), 1984
Solo due cose: una ragazza vestita di veli (1) che suona la chitarra(2).
Poison Ivy e la Gretsch.
Poison Ivy non è bellissima, non lo è mai stata, ma è un'icona.
La Gretsch non è la migliore chitarra in circolazione, ma è sensuale.
Un'erezione durata un intero concerto.
(Nello Baffetti)

DAVID BOWIE

Scary Monsters (1980, Rca)
Bentornato a casa!
Va be', sono stato un po' via, mi sono concesso il lusso di una trilogia berlinese, mi sono goduto sperimentazioni di sicuro successo, ho giocato un po' con la musica, ma adesso voglio tornare a casa.
"Chi c'è che suona bene in giro?" chiedo.
Manzanera? Troppo Roxy Music (ricordate Brian Eno?), meglio Robert Fripp. E poi anche Pete Townsend, poi c'è quel pianista di Springsteen, Roy Bittan... e tanti altri bei nomi.
OK. Ci faccio un disco e sfondo le charts! Memo: ricordarsi di fare una cover di Tom Verlaine.

Dubito che sia andata così, ma è quello che mi viene in mente pensando al "ritorno in patria" del duca bianco.
Difficile parlare di Bowie.
Difficile anche perchè di lui, tutto è già stato detto.
Personalmente ho sempre cercato di trattenere le emozioni ascoltando i suoi album, non perchè non ne dia, anzi tuttaltro, ma più semplicemente perchè sono un po' prevenuto verso questo artista che, pur grandissimo, mi ha sempre evocato immagini di personaggio "ragionato", attento al consenso, sornione, rock star intoccabile.
Per questo motivo l'ascolto di Bowie è di tipo "razionale" con alcune concessioni all'emotività, ma mai troppe.
Ma anche così, ha fatto diversi dischi che non dimenticherò mai.
Non li citerò, non ne parlerò qui, ma si sappia che la lucida longevità di questo artista gli ha permesso di "colorare" di perle il percorso musicale degli ultimi 40 anni.
La storia va vista da lontano, accettando la "distorsione temporale" negli eventi, e se guardo indietro, vedo almeno un suo capolavoro per ogni decennio. Provateci voi!
Per farla breve, il ragazzo in questione è una pietra miliare nella storia del rock; ha sempre avuto qualcosa di importante da dire ogni volta che il rock voltava pagina.
E' stato precursore, sperimentatore, transformer, riferimento fondamentale. A pensarci bene credo che Bowie sia sempre esistito.
Scary Monsters è un disco di piccole perle, musicisti ispirati quanto diversi, suoni coraggiosi, rock al rock e cenere alla cenere.
Il pezzo più bello? It's no game. Il più toccante? Kingdom come. Il più coraggioso? Fashion. La chitarra indimenticabile? Teenage wildlife. L'apologia dei suoni? Scary Monsters.
Devo continuare?
(Nello Baffetti)

giovedì 28 dicembre 2006

CONCERTI: Shelter

Shelter - 1990, Sforzesca di Vigevano
La prendo un po’ lunga.Nell’estate del 90 (per avere un aggancio temporale è l’anno in cui Zenga con un tempismo interista ci estromette dalla finale) io ed altri tre ragazzi decidiamo per una vacanza in Venezuela; primo viaggio intercontinentale, prima volta in aereo, prima volta un casino di cose. Dei tre ne conosco uno bene, l’altro superficialmente il terzo lo conosco in aeroporto; ovviamente egli è il fulcro della storia.Anni bui, British invasion, disco italiana, niente di cui rallegrarsi, ma ecco che Fabio detto Ciucci se ne va a spasso per Caracas con magliette che oggi varrebbero un indagine del antiterrorismo… capisco che c’è qualcosa a me totalmente sconosciuto, poderoso, incazzato, e straordinariamente settario!“..che cazzo di maglietta hai…un fulmine sulla casa bianca? Enorme!...chi cazzo sono i Bad Brains?...Croce con divieto, Bad Religion…un piatto coltello e forchette…Forknife All….no, giuro non posso crederci…Gorilla Biscuits???..COSA STA SUCCEDENDO???”Comincio così, tanto si può smettere, Walkman, ritmi di batteria impazziti ma di una precisione sontuosa, cori maestosi, pathos, messaggi, PURA FURIA!Entro dentro a cannone, compro CD (niente vinile, puristi tirosi), guido e urlo “she’s my ex” finchè non vedo Ciucci con la maglietta che va oltre tutto….Shelter…Cos’è? Krishna-core! Eh? Si, Hard-core con testi Hare-Krishna.Noooooooo…..Dammi tutto.Il mese successivo dalla scoperta di questa cosa di cui mi era assolutamente impossibile neanche sospettare l’esistenza sono alla Sforzesca, centro Sociale vicino a Vigevano dove suonano gli Shelter….Ciucci mi dice “hai volato via il 77”. Ovviamente maglietta con l’immagine del Signore dell’universo(Sri…qualcosa), Buffet Krishna vegetariano con dolcetti al cocco (cioè un buffet ad un concerto, tutto vegetariano…avanti anni luce), fauna da bar di Star wars; e via furia assoluta…torsi nudi, sudore, testa pelle, pogo estremo ma corretto, lancio dal palco (anch’io, incredibile..) e Ray Cappo che urla In defense of reality, plagiatore sacerdote che rende assolutamente credibile il Krishna, il messaggio è lineare, just like a paint without a painter…absourdity! No! I don’t wont to runaway..I want to embrace reality!!!!Fine concerto gli Shelter restano lì! Non se ne vanno! Sono troppo credibili nel loro messaggio!Ovviamente ho la foto con Ray Cappo che mi saluta con inchino e mani giunte….Altro pianeta. (Tetokawa)

CONCERTI: Jeff Buckley

Jeff Buckley a Cesena, Vidia Club, 17/2/1995
Sono ormai passati più di dieci anni dal giorno di quel concerto e nonostante la mia memoria di pesce rosso lo ricordo ancora.“Pronto, Toni, ho sentito alla radio che questa sera suona Jeff Buckley a Cesena. Andiamo?”“Ma tu sei pazzo, ci vogliono più di tre ore, sai che mi devo organizzare per tempo, non puoidirmelo il giorno stesso poi questa sera vado al cinema con la Vale. Chiama Aurelio magari lui viene.”“Ciao Au come va?” “Ma si, benino” “Vieni a Cesena a vedere Jeff Buckley questa sera?”“Non posso. Oggi ho il giro lungo, finisco di lavorare tardi.”“OK, ciao, ci sentiamo Sabato.”In quel periodo ‘Grace’ era spesso presente nel caricatore cd della mia auto e quel giorno lo era.Mi ha accompagnato per tutto il viaggio. La 2 ‘Grace’ e poi la 3 ‘Last Goodbye’, poi la 7 la mia preferita, poi ancora la 3 e la 1 a ricominciare. Pensavo alla faccia di Gomma quando per la prima volta lo aveva ascoltato e alla mia soddisfazione di averglielo fatto conoscere. Ricordo il freddo di quel giorno, la piadina che ho mangiato prima di entrare nel locale e la delusione del biglietto di ingresso tipo cinema, rosa con la scritta “posto unico”. Ricordo di essere entrato ancora incravattato da ufficio ma con in mano Rockerilla per non sembrare uno capitato lì per caso, la birra senza schiuma e la mia postazione d’ascolto stranamente non alla destra del mixer. Forse perché sapevo che nel classico punto di incontro degli amici quella sera ci sarei stato comunque solo io.Mi ricordo di lui e della band, gli scarponi neri e la maglietta bianca con scollo a ‘V’, la Telecaster e la tranquillità del tecnico del suono e poi l’emozione inspiegabile e la magia del concerto. In quel momento avrei voluto dire a qualcuno della sua voce o della bravura del batterista e tante altre cose che invece ho solo pensato.Ma in fondo è così che doveva andare.(X)

venerdì 22 dicembre 2006

MOOD SIX

The Difference Is... (1985, Psycho Records)

Le "feste in baracca" sono durate per tutti gli anni ottanta.
Le prime erano ristrette a quei 20/30 amici che volevano trovarsi con la scusa di mangiare qualcosa assieme.
Le ultime erano happenings totali, psichedelici "hollywood party" per 100/200 persone.
Tutte avevano un grosso problema: chi si ferma a pulire?
Succedeva nelle prime che il "pulire" si limitava per lo più a lavare i piatti.Anche questo, comunque era un problema.
Ma Paolo non aveva paura, aveva solo poca voglia: dopo tanto parlare, cantare, ballare, bere, forse-trombare, non se la sentiva di mettersi lì a lavare il lerciume dei resti di polenta con chissà quale improbabile abbinamento.
Tony, amico di Paolo da sempre, compagni di banco ai tempi dell'Itis, dopo aver spiegato come sempre "ma dai lo sapete che se c'è una cosa che odio è lavare i piatti" decide spontaneamente, forse preso da compassione, di aiutare Paolo, con tutti gli altri affaccendati sui vari divani a pensare, riposare, parlare, forse-trombare.
Cosa fa? Con gli occhi socchiusi, ciondolando sulle gambe ed ondeggiando il dito indice si avvicina a Paolo-lavante "and the rain falls on Mary, the rain falls on Mary. oh the rain falls..." inizia a cantargli direttamente sulla faccia.
Il lavante sfodera improvvisamente un sorriso ipocondriaco, inebetito ma compiacente ed inizia a cantare anche lui, sulla faccia di Tony.
I piatti sporchi circa una trentina e le pentole, luride ed incrostate come solo poche volte, erano più del solito; il piano della cucina faceva veramente schifo.
Quella sera Paolo ha lavato tutto e Toni gli ha cantato TUTTO l'album dei Mood Six. In faccia.
Leggenda? Distorsione dei ricordi? No. E' tutto vero.
Chi non stava forse-trombando non lo dimenticherà mai più!

P.S. dopo i Mood Six ha intonato qualcosina degli Hoodoo Gurus, ma il lavante aveva già asciugato tutto.
(Nello Baffetti)

giovedì 21 dicembre 2006

RAGE AGAINST THE MACHINE

Rage Against The Machine (1992)

Dustin Hoffman ne "Il Maratoneta".
Sta per essere torturato con un trapano da dentista dal suo aguzzino. Hai sperato che la scena sfumasse e sopisse l'orrore? O forse hai divorato anche tu quel dolore insopportabile in attesa che l'inevitabile resa dei conti hollywoodiana ti regalasse l'occasione per gridarlo, vomitarlo, mille volte amplificato dall'innocenza di chi è mite e vittima, in faccia al criminale nazista?Ci sono urla che spalancano le finestre di colpo strappandoci le coperte di dosso in pieno inverno. Vietato raggomitolarsi, la mamma non esiste, il caffè neppure, e questa non è un'esercitazione. Ci sono parole banalizzate, noiose, svuotate da un uso architettatamente inflazionato: Etica, Giustizia, Diritti, Princìpii. Ma urla e parole che eruttate dalla bocca di alcuni risultano - assurdamente - credibili. Cuccioli forti e dai denti acuminati, pronti ad azzannare la menzogna strappandole la carne, scoprendo porcherie tacitate, abominii occultati, morti polverose e sconosciute, e altri mille derivati dell'avidità umana in colletto bianco, che cerca di coprire con qualche fragranza esotica (pecunia non olet) il suo letame. Non potrete farla franca per sempre, vogliamo giustizia e non smetteremo di cercarla.Non è l'analisi tecnica di questo DISCO che spiega perchè bisogna averlo: non bastano l'impatto d'insieme, il rap imbastardito, meticcio di De La Rocha, la ritmica dura come un muro di pietra, le originali e lucidamente disturbanti chitarre di Tom Morello a renderlo necessario. E' un DISCO che ti schiaccia in faccia, ti impedisce di chiudere gli occhi, ti piazza una sveglia nella coscienza, ti mette spalle al muro. E' - dovrebbe essere - un libro di testo per le scuole. E' uno squarcio nel pensiero narcotico-corazzato dominante. E' un invito alla consapevolezza, a non fidarsi troppo delle compilation altrui ma a farsele da soli, a stare attenti al "fuori onda", che spesso sotto la crosta il pane che ci danno è ammuffito.Qualcuno liquiderà il tutto come ingenua retorica dei poveri, ed userà la stessa condiscendenza snob, lo scherno riservato ai peones che pensano di tirar la testa fuori dal formicaio. Qualcuno sentirà la propria pancia entrare in risonanza con la rabbia torrenziale di queste 10 "canzoni", inestinguibile perchè alimentata dai soprusi umani apparentemente eterni, mai per questo rassegnata.
Per chi sta per gettare la spugna.
Palle, in una realtà eunuca. (La Roma)

mercoledì 20 dicembre 2006

EMERSON LAKE & PALMER

Emerson Lake & Palmer (1970)

Primo disco ascoltato.
Ragazzini, matricole alle scuole medie, ancora con metà testa nella mamma e metà nel gioco.
Si entra nell'unico negozio di dischi del paese e si chiede di ascoltare un disco che colpisce per la copertina. Nel frattempo, con la bocca piena di focaccia, si passano in rassegna i dischi esposti, come a scoprire un mondo sconosciuto. E ti senti un po' più grande.
"Lucky Man" chiude l'album e nella mente sorge un primo pensiero.
Il giorno seguente prendo il compagno di banco e quello di giochi e decido: dobbiamo suonare insieme: si, impariamo e poi, tra un anno formiamo un gruppo; (ancora il nome non l'ho pensato, ma ci vuole proprio?).
E' passato del tempo, tanto tempo, e questo album è ormai lontano, sbiadito, ma lo ricordo sempre.
E il gruppo... non lo abbiamo mai formato.
Ma io ho imparato a suonare "Lucky Man".
(Nello Baffetti)

domenica 17 dicembre 2006

FUZZTONES

Lisergic Emanations (1985)
Questa è la recensione di un Lp e non di un cd. Perché i Fuzztones sono un gruppo da ascoltare su vinile,che suona meglio del cd anche se ci hanno fatto credere il contrario per fregarci un po’ di soldi;e poi le magnifiche copertine dei Fuzztones sul cd non le vedi nemmeno con la lente. Ed ascoltare il vinile è un po’ come andare indietro nel tempo e dimenticare di aver passato i 40 ed aver perso sogni ed illusioni.Si attacca con “1-2-5” e subito si capisce che farà caldo,perché solo loro con 4 accordi di chitarra,un abbondante uso di fuzz ed una voce calda e sensuale (ma si…sex,drugs and rock’n’roll…)sanno riportare la musica a puro divertimento,birra e scazzeggio,una corsa folle in macchina ed una bella bionda accanto. E poi i classici come “Strichine”,”Cinderella”,”She’s wicked”,atmosfere sixties come se il tempo si fosse fermato,perche’ Protudi e soci non hanno mai smesso di suonare quella musica,anche negli anni ’90 ed ora nel nuovo millennio. Anche adesso che quel magnifico movimento nato con le raccolte “Battle of the garage”,e pieno di grandi gruppi come Chesterfield King’s,Miracle Workers,Tell Tale Hearts,Outta Place,Plan 9,Vipers e’ solo un ricordo.Ed io che li ho visti live dalle parti di Bergamo (con ritorno fantozziano per aver riempito la 127 Campagnola diesel di Pasto con della benzina …)posso garantire che sono la più eccitante,coinvolgente,trascinante band mai vista dal vivo.Nel loro genere i migliori in assoluto.
(Lillo Lydon)

GLENN GOULD

Goldberg Variations BWV 988 di J.S.Bach (1981)
Ho in mente, senza saperlo, un'immagine di riferimento per ogni cosa che conosco.Trovo una casa bella o brutta, grande o piccola, amica o estranea, al confrontodell'immagine di casa che ho in mente. Forse l'ho vista solo in sogno, oppure è un montaggiodi pezzetti di case viste non so quando o su libri di favole. Però c'è, - grossa come una casa - che aspetta ogni casa che vedrò per misurarla.Vicino alla casa c'è un albero, un cane, un bambino ...Rispetto a questi troverò bello o brutto, grande o piccolo ogni albero, cane, bambino ... che vedrò. Se sto in assoluto silenzio, sento anche la musica, che forse viene dalla casa.È una vibrazione. Entra nel mio corpo da un punto preciso: tra l'ombelico, il 3° chakra e due piccoli nei, come se fosse casa sua. Troverò, al suo confonto, bella o brutta, grande o piccola ogni vibrazione che mi attraverserà.L'ho sentita per la prima volta da piccolo. L' ho riconosciuta dal modo in cui è entrata.Aveva le chiave.Soltanto molti anni dopo ho saputo il suo nome per chiamarla e farla ritornare.Frequentemente la musica, entra, mi attraversa con vibrazioni diverse, mi nutre.Da posti lontani viene a raccontare storie e a far visita a quella vibrazione. (Argio)

sabato 16 dicembre 2006

NICK CAVE AND THE BAD SEEDS

The First Born Is Dead (1984)
“The King is born in Tupelo!”. Cosi canta Nick Cave nella prima canzone di questo disco che è il suo sincopato e tossico tributo alla musica americana;the King è ovviamente Elvis Presley e la sua anima aleggia su tutto l’album. Un disco breve ma struggente in cui Cave canta con la stessa disperazione e lo stesso trasporto dei neri del profondo sud americano,ascoltate per credere “Knocki’n on Joe”,riducendo la musica all’essenziale,senza arrangiamenti,quasi fosse registrato in presa diretta. Troviamo anche una versione di “Wanted Man” scritta da Bob Dylan per Johnny Cash e se pensiamo che aveva da poco terminato l’avventura con i Birthday Party questo disco è sorprendente.In tutte le canzoni si respira odore di dolore e di morte,quelle murder ballad che lo renderanno famoso,qui amplificato dall’uso eccessivo di droga del periodo. Un viaggio allucinante e delirante nel cuore della musica da cui ne esce un disco che a distanza di 20 anni riesce ancora a commuovere,capace di fondere l’attitudine punk del periodo australiano con le radici della musica americana.Da amare incondizionatamente. (Lillo Lydon)

venerdì 15 dicembre 2006

NOMADS

Showdown!! (1981-1993)
Quando scoprii questo gruppo, in piena esplosione Garage, della Svezia conoscevo Ingemar Stenmark, Bjorn Borg e sapevo che c’era della gran gnocca. Che ci fosse un gruppo che suonava così, con un suono così potente, sporco, trascinante, chitarre a manetta e organo fuzz, beh…fu una bomba.Gruppo di culto che tale è rimasto, dava il meglio di se sul palco e sono stato testimone tanti anni fa di un infuocato concerto all’allora “Odissea 2001” che ancora adesso mi risuona nelle orecchie, forse per la troppa birra bevuta…In questo doppio cd vengono riproposti tutti i loro classici: Psycho, Strichnine, Rat fink a boo-boo, Milcow blues, Bangkok etc.Piu’ di 2 ore di vera musica, classici degli anni 60 rivisti con una energia e passione da farti saltare senza sosta che la maggior parte dei gruppi attuali nemmeno si sogna.Solamente i Fuzztones erano al loro livello sul palco in quanto ad energia, gruppi che purtroppo alla stragrande maggioranza del pubblico erano e sono rimasti sconosciuti.Siete ancora in tempo per porre rimedio ad una vera ingiustizia. (Lillo Lydon)

JEFF BUCKLEY

Grace (1994)
Io amo questo disco.Perchè mi da emozioniche uniche, che come tutte è difficile da spiegare.Mi fa volare via come un sogno ad occhi aperti, è il lamento disperato di un cuore spezzato, le grida di aiuto di un anima in pena, ma anche melodie inarrivabili, canzoni dolcissime da mettere i brividi, la passione per la musica di un artista che dal vivo non esitava a proporre pezzi di Bob Dylan, Edith Piaff, Nina Simone, MC5.Un disco introverso, oscuro, spesso difficile, che ti porta dall’inferno al paradiso e viceversa.Una voce fragile, che sembra sempre sul punto di spezzarsi, una tensione che si avverte in ogni nota, quasi fisicamente e che tocca il suo punto massimo nella drammatica versione di “Halleluyah” di Leonard Cohen.A volte sembra persino che la musica scompaia in lontananza per lasciare spazio alla voce, una preghiera che ti avvolge e ti trascina in un vortice da cui è difficile uscire uguali a prima.Non è poi quello che chiediamo ad ogni canzone?
(Lillo Lydon)

THE TWILIGHT SINGERS

She Loves You (2004)

Questo disco ci porta nell’inferno emotivo di Greg Dulli; un insieme di brani dalle origini molto diverse (si pensi a Bjork, John Coltrane e Nina Simone…), ma tutti rivisitati e suonati in un'unica maniera: con il cuore.Uno dei talenti più incompresi, già da molti anni sulla scena, prima con gli Afghan Wighs ed ora con i Twilight Singers, amante di tutta la black music, ma sempre suonata in chiave moderna. Un artista capace di arrivare al profondo del cuore passando per canzoni dove il livello di emozione e coinvolgimento è massimo; ogni canzone è come toccare un nervo scoperto, una piccola storia quasi sempre cantata con una passione portata all’estremo.Tutti i suoi dischi sono perle di rara bellezza e questo è il suo tributo alla musica che lui ama: ”Strange fruit” di Billie Holiday, ”A love supreme” di John Coltrane, ”Please don’t stay” di Marvin Gaye, ”Summertime” di Gorge Gershwin e addirittura “Hyperballad” di Bjork.Da ascoltare di notte con una birra in mano e gli occhi chiusi.Ci vorrebbe un “Cimitero dei dischi dimenticati”, e chi ha letto “L’ombra del vento” sa cosa voglio dire….. (Lillo Lydon)

SPENCER DICKINSON

The man who lives for love (2006)

Se amate il blues (ma non è poi da lì che nasce tutto?), quella musica che ti entra piano piano dentro mentre un sole infernale ti secca la pelle, 3 accordi ripetuti all’infinito, una birra in mano e niente intorno ….beh ascoltate questo disco.Altri non è che John Spencer, già Pussy Galore e Blues Explosion, qui in un cd uscito 4 anni fa in Giappone e solo ora stampato in Europa.Qui il blues nel senso classico del termine è messo in un frullatore, accelerato ed elettrizzato al massimo, schizofrenia musicale e rock’n’roll stralunato; cambi di ritmo improvvisi, come un viaggio in cui non si conosce la meta ma si sa da dove passare per andare avanti. Musica sporca, sudata, scontrosa, mai ruffiana, che parte dal Delta del Mississipi per attraversare trasversalmente rock, soul e rythm’n’blues, ma sempre dopo aver fatto un elettroshock.Il risultato è musica di non sempre facile ascolto, senza compromessi, di grande coinvolgimento fisico, 3-4 minuti sparati al massimo per far ballare anche i morti. Disco-blues o rave party a base di rock’n’roll: niente di più e niente di meno, ma è già molto. E non ditemi che non vi piace… (Lillo Lydon)

NEIL YOUNG

Times fades Away (1973)

Il disco che meglio di qualunque altro fotografa la personalità di Neil Young. Dopo il grande successo di “Harvest”, timoroso di ripetere il cliché dell’artista country agreste e melodico e sconvolto per la morte da overdose del chitarrista Danny Whitten, se ne va in tournè con un repertorio di canzoni nuove, dalle sonorita’ ruvide e spigolose, dai testi cupi e suonate in modo grezzo e spesso con accordi sbagliati o fuori tempo. Alla fine di questa tournè, in cui il pubblico lo contesta, pubblica un album live che fotografa con precisione il momento di nervosismo e disperazione che stava vivendo.Una discesa all’inferno volontaria, quasi una ricerca di redenzione come un film di Abel Ferrara, ma anche qua e là alcune perle di rara bellezza e dolcezza come “Love in mind” o “The bridge”. Un testo criptico in cui si rincorrono immagini di droga e di morte come “Time fades away” ed una canzone, ”Don’t be denied”, in cui ripercorre la sua carriera dagli esordi al successo, ma che chiude con un amarissimo “Non e’ tutto oro quello che luccica”.Un disco dall’impatto emotivo straordinario in cui l’atmosfera e le emozioni sono di gran lunga piu’ importanti della tecnica e dei suoni, per certi versi anticipatore di un certo modo di suonare che sarà proprio del punk e della new wave.Un disco da amare per tutta la vita, in cui Young mette a nudo se stesso ed i suoi demoni. (Lillo Lydon)

PREFAB SPROUT

STEVE MC QUEEN (1985)

Adesso che sentite parlare di British Pop, di gruppi come Arab Strab, Belle and Sebastian, Lambchop e cose di questo genere, sappiate che 20 anni fa c’era un gruppo che creava piccole gemme preziose, delicate e malinconiche, da far sognare ad ogni ascolto. Si rischia sempre di cadere nel luogo comune del dire “una volta era meglio”, ma credetemi, se amate questo genere di musica correte a comprare questo cd, ristampa fedele del vinile senza le odiose bonus track, che è quanto di più bello ci sia in ambito pop song.Un disco capace di emozionare a distanza di anni, come solo i grandi dischi sanno fare: piccole storie, canzoni d’amore mai troppo banali, con arrangiamenti che non appesantiscono la leggerezza della voce di Wendy Smith e Paddy McAloon, che vi prendono e vi portano via, in un viaggio fantastico nel mare dei ricordi, ma che vi riempiono l’anima.Un disco che assomiglia ad un vino d’annata: migliora invecchiando. Ma ad ogni ascolto la bottiglia non si vuota…..vi potete ubriacare di emozioni, perchè si puo’ fare a meno di tutto, ma non delle emozioni. (Lillo Lydon)

C.S.I.

Ko de Mondo (1993)

Il primo ascolto, una folgorazione: finalmente anche in Italia un gruppo che tocchi le corde del cuore e non suoni le solite melodie o cerchi di ripetere il suono americano.Ogni concerto, un rito in cui Giovanni Lindo Ferretti è il sacerdote ed il pubblico i fedeli.Dopo le sperimentazioni punk con i C.C.C.P. ecco la quadratura del cerchio: testi mai banali, chitarre distorte, canzoni quasi recitate a cui la voce di Ginevra Di Marco darà poi un po’ di dolcezza. Attitudine punk unita alla tecnica dei musicisti ed un cantante/poeta un po’ stonato,ma dalla personalità fortissima: o li ami o li odi.Canta “Non fare di me un idolo,lo brucerò. Se divento un megafono, mi incepperò”, ma per tutti gli anni ’90 saranno in Italia il gruppo guida di una generazione. (Lillo Lydon)

ANTONY AND THE JOHNSONS

I'm a Bird Now (2005)

È molto bello quando ascolti un album e non conosci a fondo l’autore, lo hai scelto perché hai letto qualcosa su una rivista oppure ti piace il nome, non hai la più pallida idea di ciò che ti aspetta e non puoi inquadrarlo in maniera immediata in un genere.Mi è successo con “I’m a bird now” di Antony and the Johnsons ed è stata una folgorazione….da tempo non ascoltavo un’ album che già al primo ascolto mi procurava così tanto piacere.L’incredibile voce, le intense, drammatiche melodie create dal cantante inglese e dal suo gruppo sono una commovente fusione di struggimento e poesia….fragile e catastrofico al tempo stesso….Antony ci innalza, ci fa vorticare per poi lasciarci, con le sue maestose aperture, cadere con violenza e passione….Intrecci di sontuose composizioni, sofisticate ma raffinate ci presentano un’artista dalla più pura sensibilità musicale, un demiurgo delle emozioni, capace di turbare anche gli animi più densi.
(Tony BigCat)

giovedì 14 dicembre 2006

TELEVISION

Marquee Moon (1977)

Se esiste un disco nella mia vita, se solo un disco e nient’altro dovesse esistere, se dovessi ascoltare un ultimo disco prima di morire, ecco …sarebbe questo disco.
E lo dico oggi, a 29 anni dalla sua realizzazione e dal suo primo ascolto.
Si va be’, ok lo hai ascoltato a 14 anni, ti sei fatto ricattare dalla nostalgia della tua adolescenza, non vale.
Certo! E allora?
Truffaut parlando de “i 400 colpi “ disse che amava appunto gli adolescenti perché “fanno tutte le cose per la prima volta”.
E questo disco è una mia “prima volta”.
Avere 14 anni, svegliarsi alla mattina per andare al liceo, lo stereo sul comodino che fa risuonare tutta la casa che si sta svegliando o facendo colazione : “ what i want i want now and it’s a whole lot more than anyhow “ .
Esci di casa con il giro di chitarra stampato in testa e non sai che quello iniziale di “ see no evil “ rimarrà’ il più’ bel “giro” di tutti i tuoi ascolti.
Stai andando incontro al mondo con una carica di emozioni nuova, mai provata, sconosciuta: “ pull down the future with the one you love “ .
Che forza !!!
È un disco di chitarre: 2 chitarre suonate con tecnica non frequente per il periodo, chitarre che si parlano e si scambiano gli assoli, (addirittura le note di copertina che ci indicano quale dei due chitarristi li esegue), testi onirici e atmosfere rarefatte.
La ritmica dura e precisa per un disco che rimane punk nell’atteggiamento, nell’urgenza e crudezza dei suoni, ma con uno spessore sconosciuto, imparagonabile agli altri dischi punk.
Quando, alla fine del primo lato, dopo tre pezzi tirati con ritornelli che non ti lasciano scampo, arrivi a Marquee Moon ti sembra di stare proprio dentro al sogno sognato da Tom Verlaine: 10 minuti di semplice deriva chitarristica primitiva e arcana, pura magia.
Ho ascoltato questo disco con amore e venerazione intatti per tutti questi anni e l’ho ascoltato anche oggi prima di scrivere il pezzo: mi ha sempre trasmesso forza ed emozionato, non mi ha mai deluso, non mi ha mai tradito e mai lo farà..
(Mark Shenker)

SOUNDGARDEN

UltramegaOK (1988)

In viaggio in macchina……….meta imprecisata………dossi, buche, sterrato, curve e controcurve, ma soprattutto NEBBIA......!Inserisco una cassetta nella valorosa autoradio – stereo cassette deck – PHILIPS ……..ruoto la manopola del volume fino all’ultima tacca disponibile………..pezzo: “Beyond the Whell” (music/lyrics Chris Cornell)…….Pensieri ricorrenti: donne, bevute, sbronze colossali………sublime!Atmosfera plumbea, lenta discesa senza ritorno agli inferi, la musica che inonda l’abitacolo…. chitarre, tamburi, voci che eccheggiano senza sosta.Ragazzi e non più ragazzi svegliatevi! Se non volete privarvi di sensazioni irripetibili andate subito a scaricare questo ULTRA CD e tutta la discografia (almeno fino a SUPERUNKNOWN loro capolavoro) di questo gruppo seminale di Seattle da cui nasce il germe del GRUNGE.
Stralci di vita: 09.06.1989 concerto al Motion Unlimited di Madone (BG) non più di cinquanta persone presenti, volume assordante, rabbia, sudore e sangue. Concerto memorabile!!! (Ben Zombie)

RAIN PARADE












Emergency Third Rail Power Trip/Explosions In The Glass Palace (1983/1984, Enigma)

Ascolto terapeutico.
Occhi chiusi e tutti i tuoi sogni a portata di mano.
Occhi chiusi per cogliere atmosfere semplici ma troppo poco ascoltate.
Ti riempie la testa di gretsch-intrecci e carezze farfisa, tanto da portarti lontano; così lontano da farti dimenticare la sedia un po’ scomoda, i libri aperti, l’esame di domani, e la cenere della sigaretta che cade sulla copertina.
Poi, ti riprendi, un po’ disorientato e pensi che hai ancora tutta la notte per le 50 pagine che ti mancano.
Mattina arriverà presto e devi finire prima che sorga il sole, tu insulso Nosferatu campagnolo.
Ma non sarà una fanciulla ad accompagnarti all’alba: un barbuto professore, ignaro della tua fatica, arriverà a chiederti giusto i capitoli che hai deciso di saltare, e ti rimanderà a casa con la morte cerebrale dichiarata per i prossimi 2 giorni.
“No Easy Way Down” suona ancora sul piatto: è la chiusura perfetta per un album così.
Lascialo finire.
Lascialo finire perché non te la senti di abbassare il volume, perché non vuoi uscire da quel mondo di suoni incantati, e perché lo sai che questa, è la musica che ti piace.
Si.
No. Non lasciarlo finire!
Non lasciarlo finire, crederai che basti suonare tutti i suoi accordi per riviverlo, ma lo sai che non è così… ci provi, ed è tutto quello che puoi fare.
Ci provi. E basta.
Non lasciarlo finire. (Nello Baffetti)

EELS

Blinking lights and other revelations (2005)

Il disco dei ricordi di mr. E. L’album di famiglia di mr. E.33 brani di una bellezza disarmante e tutti, dico tutti, memorabili e semplicissimi, segno di grandissimo talento.Finalmente le luci e le ombre si alternano e mr. E sembra addirittura trovare un piccolo spazio per la speranza e la serenita’ (“from which i came” e l’ultima non a caso “ things the grandchilren should know“) , per l’umorismo e il gioco (“ going fetal “ con un memorabile coro di tom waits).Ok , ma senza esagerare: ricordiamoci che siamo al cospetto di sua maestà “ pessimismo “ (suicide life).Ma l’opera e’ vasta , estremamente sfaccettata: l’infanzia (son of a bitch) , il percorso di crescita via analisi che cita il kubrick dell’inarrivabile dr. Stranamore (blinking lights for me or i stop worrying and love airplanes, car accidents, and psychic pain).Musicalmente piatto o monotono al primo ascolto, via via ti trovi a riascoltarlo, quasi involontariamente; intuisci , senti che può essere un gran disco, finchè’ ti esplode in testa il suo mood, capisci che sei preso in trappola. Apprezzi poi anche la insospettata varietà degli arrangiamenti e delle soluzioni: complessità nella semplicità: geniale . Un disco che senti in cuffia, mentre tutto intorno a te gira vorticosamente, i bambini urlano e la tv è accesa: basta l’intro strumentale e sei come sott’acqua, vedi senza sentire (incredibile dirlo per l’ascolto di un disco !!!), trascinato nel mondo di una persona fuori dal mondo, uomo di altri tempi (railroad man), separato dalla realtà (trouble with dreams), distratto (il segno della tazza di caffè sui testi) e sognatore. “Il tema dominante riguarda anche l’aggrapparsi ai frammenti di salute mentale che ancora rimangono e il cielo azzurro che c’è dopo una terribile tempesta . Ed e’ una lettera d’amore alla vita stessa, in tutta la sua bellissima e orribile gloria “: questa la dichiarazione di mr . E ritrovata su rumore n. 160. Ragazzi, io amo questo disco e, porcaputtana, finchè un fottuto genietto ci metterà nel sacco con tre note di merda, sapremo di essere vivi.
(Mark Shenker)

CLASH

The CLASH (1978)

Quando alla fine degli anni ’70 esplosero i Sex Pistols ed il punk in Inghilterra, i Clash rappresentarono la parte politica rispetto al nichilismo no future del movimento.Questo disco, il primo che uscì dopo alcuni 45“ ed una serie di incendiari concerti, è quello più legato a quel suono, poichè gia’ con “London Calling” e più ancora con il triplo “Sandinista”, inizieranno una ricerca ed una riproposizione di vari generi tra cui il reggae ed il dub che li renderanno anticipatori del crossover.“London Burning”, ”I’m so bored with the Usa”, ”White riot” e tutta una serie di canzoni dai testi di lotta e di rivendicazione sociale, basate su 3 accordi, ma tanta energia e passione. E’ anche il disco che meglio rappresenta un periodo di grande fermento in campo musicale, forse l’ultimo vero movimento di rottura e di novità, da cui poi nacquero la new wave, il paisley, il garage ed il grunge. Il periodo dei 18 anni, le fanzines ed i concerti all’Odissea 2001 ed al Rolling Stones. Dei viaggi a Pavia in cerca dei nuovi dischi segnalati da Rockerilla o Claudio Sorge, dei primi filmati musicali trasmessi da Franz Di Cioccio. Oggi c’e’ Mtv e le grandi reunion : Who, Cream, Pink Floyd; Ticketone e X……ci vorrebbe un altro punk….Altro che Green Day…..(Lillo Lydon)

3 accordi. Pezzi brevi ed intensi, a sputare fuori dal punk le vene beat e rock & roll di chi le chitarre le usa sempre meglio.Musica & musica, musica & politica, musica & rabbia.Dinamite pura. (Nello Baffetti)

il disco dei dischi

il disco dei dischi


non è un'enciclopedia della musica,
non è una fonte di informazioni
non ci troverete musica da ascoltare...

Questo è un luogo dove si raccolgono le sensazioni
suscitate dai dischi che amate e che avete amato;
si scava nelle emozioni che ci comunicano,
dalla loro ricerca, al loro possesso,
ai ricordi che suscitano.

Affidate con fiducia la vostra lettura alle sapienti mani del doktor pastura:
lui ama pasturare con i dischi per poi pescarvi all’amo, nutrendosi delle vostre emozioni.

Parlate del dolore, come del piacere che essi vi hanno portato
e non abbiate timore.
Leggerete qualcosa di più.