
Il disco che meglio di qualunque altro fotografa la personalità di Neil Young. Dopo il grande successo di “Harvest”, timoroso di ripetere il cliché dell’artista country agreste e melodico e sconvolto per la morte da overdose del chitarrista Danny Whitten, se ne va in tournè con un repertorio di canzoni nuove, dalle sonorita’ ruvide e spigolose, dai testi cupi e suonate in modo grezzo e spesso con accordi sbagliati o fuori tempo. Alla fine di questa tournè, in cui il pubblico lo contesta, pubblica un album live che fotografa con precisione il momento di nervosismo e disperazione che stava vivendo.Una discesa all’inferno volontaria, quasi una ricerca di redenzione come un film di Abel Ferrara, ma anche qua e là alcune perle di rara bellezza e dolcezza come “Love in mind” o “The bridge”. Un testo criptico in cui si rincorrono immagini di droga e di morte come “Time fades away” ed una canzone, ”Don’t be denied”, in cui ripercorre la sua carriera dagli esordi al successo, ma che chiude con un amarissimo “Non e’ tutto oro quello che luccica”.Un disco dall’impatto emotivo straordinario in cui l’atmosfera e le emozioni sono di gran lunga piu’ importanti della tecnica e dei suoni, per certi versi anticipatore di un certo modo di suonare che sarà proprio del punk e della new wave.Un disco da amare per tutta la vita, in cui Young mette a nudo se stesso ed i suoi demoni. (Lillo Lydon)
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