
Se esiste un disco nella mia vita, se solo un disco e nient’altro dovesse esistere, se dovessi ascoltare un ultimo disco prima di morire, ecco …sarebbe questo disco.
E lo dico oggi, a 29 anni dalla sua realizzazione e dal suo primo ascolto.
Si va be’, ok lo hai ascoltato a 14 anni, ti sei fatto ricattare dalla nostalgia della tua adolescenza, non vale.
Certo! E allora?
Truffaut parlando de “i 400 colpi “ disse che amava appunto gli adolescenti perché “fanno tutte le cose per la prima volta”.
E questo disco è una mia “prima volta”.
Avere 14 anni, svegliarsi alla mattina per andare al liceo, lo stereo sul comodino che fa risuonare tutta la casa che si sta svegliando o facendo colazione : “ what i want i want now and it’s a whole lot more than anyhow “ .
Esci di casa con il giro di chitarra stampato in testa e non sai che quello iniziale di “ see no evil “ rimarrà’ il più’ bel “giro” di tutti i tuoi ascolti.
Stai andando incontro al mondo con una carica di emozioni nuova, mai provata, sconosciuta: “ pull down the future with the one you love “ .
Che forza !!!
È un disco di chitarre: 2 chitarre suonate con tecnica non frequente per il periodo, chitarre che si parlano e si scambiano gli assoli, (addirittura le note di copertina che ci indicano quale dei due chitarristi li esegue), testi onirici e atmosfere rarefatte.
La ritmica dura e precisa per un disco che rimane punk nell’atteggiamento, nell’urgenza e crudezza dei suoni, ma con uno spessore sconosciuto, imparagonabile agli altri dischi punk.
Quando, alla fine del primo lato, dopo tre pezzi tirati con ritornelli che non ti lasciano scampo, arrivi a Marquee Moon ti sembra di stare proprio dentro al sogno sognato da Tom Verlaine: 10 minuti di semplice deriva chitarristica primitiva e arcana, pura magia.
Ho ascoltato questo disco con amore e venerazione intatti per tutti questi anni e l’ho ascoltato anche oggi prima di scrivere il pezzo: mi ha sempre trasmesso forza ed emozionato, non mi ha mai deluso, non mi ha mai tradito e mai lo farà..
(Mark Shenker)
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