"...una stagione dell'esistenza, un patrimonio collettivo da ripercorrere, un ricordo depositato"


questo è un luogo dove si raccolgono le sensazioni suscitate dai dischi, dalla loro ricerca, al loro possesso, ai ricordi che evocano

non vogliamo parlare dei dischi, ma delle emozioni che ci hanno dato

mercoledì 21 febbraio 2007

JOHNNY CASH

American IV: The Man Comes Around (2002)
"Fuori è la notte ornata di muti canti pallido amor degli erranti".Dino Campana mi è sempre sembrato un poeta misterioso. Questo pezzo di Johnny Cash ha per me lo stesso senso di fascinazione misteriosa.Non ho mai fumato e sempre amabilmente lottato contro gli amici fumatori prima ancora che fossero sconfitti legalmente. Non mi sono praticamente mai drogato.Si rifiutavano (giustamente) persino di passarmi le canne perchè dicevano che con me si buttavano i soldi. Ho bevuto allegramente, diciamo per amore degli amici, delle donne e della bisboccia. Ho sempre temuto di vivere sulla mia pelle la dipendenza fisica e l’essere qualcos’altro da sé, o meglio non avere più il controllo di sé stessi. Eppure sono qui a scrivere del disco di questa mia montagna sacra della musica che è Johnny Cash e proprio di questo disco perché all’interno c’è:“Hurt" ,cover di Trent Reznor (mr. Nine inch nails). La scelta di Cash di cantare questo pezzo, non è assolutamente casuale: è noto il doloroso percorso di Johnny per uscire dalla dipendenza dalle droghe. La sua versione di questo pezzo, come spesso è accaduto per i dischi con Rick Rubin, è inquietante, diversa e superiore per carica di emozione all’originale. “i hurt myself today – to see if i still feel – i focus on the pain – the only thing that’s real – the needle tears a hole – the old familiar sting – try to kill it all away – but i remember everything – what have I become – my sweetest friend – everyone I know goes away in the end – you could have it all – my empire of dirt – I will let you down – I will make you hurt – I wear my crown of shit – on my liar’s chair – full of broken thoughts – I cannot repair – beneath the stains of time – the feeling disappears – you are someone else – I am still right here". Parla di dolore proprio e di quello inflitto agli altri, di autolesionismo, di solitudine e disillusione, di menzogne, del punto più basso dell’esistenza e della debole e pallida idea di ripartire: termina con “if i could start again – a million miles away – i would keep myself – i would find a way". Sarà l’esecuzione vocale di Cash, già malato e con la voce che si sforza di prendere le piccole sfumature di tono, sarà il crescendo musicale drammatico, saranno le parole , questo pezzo mi sprofonda in un buco nero, mi comunica dolore, angoscia, senso di inutilità e vuoto in una maniera quasi tattile per me, come se ad ogni sospiro di Johnny si aprissero i peggiori fantasmi della mia esistenza, inquietanti lati oscuri della mia anima, sensazioni e sentimenti misteriosi e negativi. Non ho parlato molto del disco e di johnny cash ma quando una canzone ti fa star male, ti (h)urta e ferisce, chi la canta è dentro di te per sempre.
(Mark Shenker, 21/2/2006)

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